Il sogno di ogni bambino che ama lo sport, prima ancora di diventare un campione, è quello di vedere altri bambini giocare, pensar “Vengo anch’io!”, e ricevere come risposta il pallone sui piedi, una racchetta in mano, o una cuffia da mettere in testa. Il loro sogno è poter giocare insieme, nessuno escluso.
Tutti insieme, nessuno escluso
É quello che afferma l’Olimpismo, che ha da pochi anni aggiunto al suo motto la parola “Communiter”, che significa proprio “insieme”.
Ma l’olimpismo comprende altri principi propri della solidarietà umana, che attingono dai dall’etica del genitore 1, la Grecia, e dall’etica del genitore 2, Pierre De Coubertin.
E questi principi, riassunti nella Carta Olimpica, fanno sì, che non proprio tutti possano partecipare ai Giochi, ma come una Costituzione, chi la viola sia punito ed escluso, in modo da non rovinare il gioco a chi le regole, invece, le rispetta.
Oggi infatti parleremo di come la violazione di alcune leggi della Carta Olimpica, abbiano portato (o no) all’esclusione di certe Nazioni ai prossimi Giochi Olimpici di Parigi 2024.
LA PACE OLIMPICA- “Russia, tu no”
“L’obiettivo dell’Olimpismo è di mettere lo sport al servizio di uno sviluppo armonioso dell’essere umano, con una particolare attenzione alla promozione di una società pacifica, che si occupi di preservare la dignità umana”
dal secondo principio dell’Olimpismo- Official Olympic Charter
I greci la chiamavano Ἐκεχειρία, tregua, ed era una legge sacra che imponeva il “Cessate il fuoco” durante tutto lo svolgimento delle Olimpiadi. Tutt’oggi esiste l’Olympic Truce, un accordo tra le Nazioni Unite e il CIO (Comité International Olympique) che impone la stessa tregua a partire da 7 giorni prima dell’inizio dei Giochi fino a 7 giorni dopo la fine dei Giochi Paralimpici.
Proprio la violazione di questa è il primo motivo di esclusione della Russia e Bielorussia.
Lo stato guidato da Putin infatti, che aveva già violato la tregua nel 2014, quando dopo 4 giorni dalla fine delle Olimpiadi di Sochi, aveva annesso la Crimea ai propri territori, ha commesso lo stesso crimine due anni fa.
Il 24 Febbraio 2022 infatti, tra la chiusura dei giochi Olimpici Invernali di Pechino e la cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici, la Russia iniziò l’invasione dell’Ucraina.
Mentre nel 2014 non ci furono conseguenze, se non il boicottaggio delle Paralimpiadi da parte di USA,UK e Ucraina, per le Olimpiadi del 2024 ci saranno.
Questo perché non solo la Russia ha violato la sacra Pace Olimpica, ma ad ottobre 2023 il Comitato Olimpico Russo ha violato nuovamente la carta Olimpica, includendo tra i suoi membri le organizzazioni regionali che sono sotto l’autorità del Comitato Olimpico Ucraino.
Ma l’ipocrisia del CIO non riguarda solo quelle parole pronunciate e rimangiate dal vice presidente John Coates “Russia had “lost their right to membership of the international Olympic community”, ma si estende anche ad oggi, con la questione Israelo-Palestinese.
SPORT AUTONOMO?- “Israele, tu sì”
“Riconoscendo che lo sport vive all’interno di una cornice, quale è la società, le organizzazioni sportive che aderiscono al Movimento Olimpico, devono applicare la neutralità politica. Esse hanno i doveri e i diritti che concernono l’autonomia.”
dal quinto principio dell’Olimpismo- Official Olympic Charter
Ad oggi infatti, gli atleti russi, sebbene il loro comitato sia bandito, hanno la possibilità di partecipare come atleti neutrali, senza bandiera, ma solo a determinate condizioni.
Le condizioni per la riammissione degli atleti Russi e Bielorussi, già applicate agli ultimi Campionati Mondiali di Nuoto a Fukuoka nel 2024, sono:
- non essere affiliati all’esercito o ai servizi segreti
- non aver mai mostrato pubblicamente supporto all’invasione dell’Ucraina
Se questi sono requisiti chiave per la Russia, ai quali molti atleti, tra cui il campione olimpico dei 200 dorso a Tokyo 2020 Evgeny Rylov, hanno scelto di non sottostare, lo stesso trattamento non sarà riservato agli atleti Israeliani.
Nonostante le forze israeliane abbiano ucciso dozzine di atleti d’elitè e amministratori sportivi, tra cui l’allenatore della squadra Olimpica di Calcio Palestinese Hani Al-Masdar, e un promettente calciatore Ahmed Daraghmeh, e le truppe abbiano convertito lo storico stadio in un campo di internamento per i detenuti palestinesi, il CIO non ha mai preso in considerazione l’idea di sanzionare o escludere Israele.
Ricordiamo che gli atleti israeliani devono prestare servizio militare obbligatorio, così come gli americani durante la guerra in Vietnam e in Iraq.
Il presidente del CIO Thomas Bach insiste “Dobbiamo essere politicamente neutrali, non apolitici” e rimarca l’autonomia dello sport, che deve agire nei propri interessi.
Sì, perché le prossime Olimpiadi del 2028 saranno ospitate dagli Stati Uniti, a Los Angeles, e probabilmente anche le Olimpiadi Invernali del 2034, a Salt Lake City. E sappiamo bene come la politica a stelle e strisce sia legata ad Israele. Insomma, quel che pare è che a tutti i costi il CIO voglia evitare di offendere gli USA, nascondendosi dietro l’autonomia dello sport, ma andando contro ai principi di uguaglianza e pace presenti nella Carta Olimpica.
DIRITTI UMANI- “Afghanistan, Iran, voi sì”
“La pratica dello sport è un diritto umano. Ogni individuo deve avere accesso alla pratica dello sport, senza discriminazioni di tipo alcuno in rispetto dei diritti umani internazionalmente riconosciuti, nello spirito del movimento Olimpico”
dal quarto principio dell’Olimpismo- Official Olympic Charter
Lo scorso Luglio, un gruppo di dissidenti iraniani scrisse al CIO, chiedendo l’esclusione dell’Iran a causa della discriminazione contro le donne.
Come dice il quarto principio dell’Olimpismo, lo sport è un diritto umano.
Eppure, in Iran questo non sembra essere rispettato, e nonostante in passato il CIO abbia mosso iniziative contro paesi che attuavano politiche di discriminazione, vedi l’esclusione del SudAfrica nel 1970 a causa dell’ Apartheid, l’unica risposta da parte del comitato è stata “Stiamo monitorando da vicino la situazione in Iran”.
Non solo Iran, anche in Afghanistan il contesto è simile.
L’ex judoka, prima atleta afghana donna alle Olimpiadi, Fariba Rezayee, ha denunciato il suo paese e suggerito un divieto contro l’Afghanistan.
L’esclusione del paese è già avvenuta nel 2000 a Sydney è stata sempre una conseguenza delle politiche discriminatorie contro le donne attuate dagli stessi talebani.
James Macleod, direttore delle relazioni con i comitati olimpici nazionali e della solidarietà olimpica, ha dichiarato che si stanno discutendo dei modi per ribaltare le attuali restrizioni e per garantire l’accesso allo sport alle donne afghane. Non solo, Macleod ha anche affermato che l’esclusione in questo momento non è il giusto approccio, nascondendosi dietro al problema secondo cui gli atleti, per essere ammessi alla Squadra Olimpica Rifugiati, devono ottenere lo status di rifugiato dall’UNHCR.
La domanda che dunque ci pone Rezayee è
“Il CIO è consapevole di stare negoziando con un gruppo di terroristi?”
DOPING- “Russia, tu no….
“Il ruolo del CIO è di proteggere gli atleti puliti e l’integrità dello sport, conducendo la battaglia contro il doping, e agendo contro ogni forma di manipolazione delle competizioni e la relativa corruzione”
dal nono punto delle missioni e ruoli del CIO- Official Olympic Charter
Come sappiamo, le ragioni per cui la Russia quest’anno parteciperà sono legate alla Guerra in Ucraina. Questa però sarà la terza edizione di fila alla quale la nazione non prenderà parte, in seguito allo scandalo di doping di stato che le ha escluse dalle Olimpiadi di Tokyo 2020, e di Pechino 2022.
Tra il 2011 e il 2015 infatti, secondo la WADA (l’agenzia antidoping internazionale), oltre mille atleti russi beneficiarono del sistema corrotto che coinvolgeva servizi segreti e il laboratorio antidoping di Mosca, che somministrava sostanze dopanti e manipolava i controlli.
Già nel 2016 la WADA chiese al CIO di escludere la Russia dai Giochi di Rio, ma a eccezione del Comitato Paralimpico e delle Federazioni di Atletica Leggera, di Sollevamento Pesi e di Biathlon, che esclusero le intere delegazioni, ciò non fu fatto. Il CIO ammise ai giochi 271 atleti su 389 proposti.
Dopo la conclusione delle indagini, nel 2019 la squalifica pendente sulla testa della Russia venne ufficializzata a 4 anni, pena che è stata dimezzata l’anno dopo, escludendola di fatto solo fino al 2022. (Ma tranquilli, hanno subito trovato un modo per farsi escludere di nuovo come sapete)
Alla luce di questi avvenimenti, una nuova ombra si addentra nell’universo olimpico, specialmente in quello natatorio: un potenziale nuovo scandalo di doping di stato in Cina.
…Cina, tu sì”
Alcuni atleti delle staffetta cinesi vincitrici di medaglie d’oro alle Olimpiadi di Tokyo risultano nella lista dei positivi.
Questa volta la presunta omertà non arriva dal Comitato olimpico ma proprio dalla WADA. Qualche giorno fa è stato infatti pubblicato infatti dalla stessa testata tedesca ARD che già aveva annunciato lo scandalo russo, che 23 dei migliori nuotatori cinesi sono risultati positivi alla trimetazidina nel 2021, ma sono stati segretamente autorizzati in tempo per competere alle Olimpiadi di Tokyo. Tra questi anche gli ori olimpici Zhang Yufei e Wang Shun, nonché il detentore del record del mondo nei 200 Rana Qin Haiyang.
L’inchiesta parla di un’indagine interna della federazione cinese, la quale ha usato come spiegazione la presunta presenza di contaminazioni nella cucina dell’hotel dove soggiornavano gli atleti. Come è possibile che una sostanza venduta solo sotto prescrizione medica sia finita sulla cappa di una cucina di un hotel, casualmente quello degli atleti in questione? Questo lo sa solo la federazione cinese
E forse anche la WADA, che ha deciso di accogliere come valida la giustificazione qui sopra, e di non procedere con le investigazioni, servendosi anche della scusa dovuta alle restrizioni causate dalla pandemia da coronavirus.
Insomma, qui si tratterebbe di uno scandalo al livello di quello di Sochi 2014, nel quale sono state revocate, REVOCATE, ben 15 medaglie olimpiche. Anche in questo caso infatti, sono in ballo molti podi olimpici, non solo individuali, ma anche riguardanti atleti che hanno aiutato la propria squadra a ottenere un posto sul podio con le staffette.
Revocare delle medaglie, vuol dire annullare un’esperienza e rovinare l’apice della carriera di tutti quei nuotatori, tutti quegli atleti puliti che vi hanno preso parte.
Il coraggio di perdere
Il filosofo tedesco Heidegger affermava che se vogliamo attribuire un giusto significato etico a qualcosa, come a una vittoria olimpica, bisogna riconoscere, non negare il rischio della sconfitta. Russia e ora Cina invece, stanno facendo questo, eliminano il rischio di perdere, ma così facendo hanno tolto significato al valore delle Olimpiadi.
Questa purtroppo è una storia di ipocrisia, di politica e di codardia, in un luogo e tempo dove, persino su La Carta, esse sono bandite, e dove ufficialmente, l’unica cosa a contare dovrebbe essere l’Atleta, l’essere umano e il coraggio di prendere decisioni che proteggano loro e i Giochi Olimpici.
“I Giochi Olimpici sono per il mondo e tutte
lenazioni gli esseri umani devono essere ammessi ad essi”– Pierre de Coubertin
Premesso che, a differenza della Russia, Israele ha risposto a un attacco terroristico di Hamas (in modo sproporzionato, questo sì), sarebbe giusto escludere anche Israele dalle Olimpiadi, cosa che peraltro passerebbe sportivamente inosservata, non avendo Israele grandi campioni (a Tokyo ha vinto solo 2 ori e 2 bronzi).