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Top E Flop: Vi Raccontiamo Migliori E I Peggiori Loghi Olimpici Della Storia

Quando si parla di Olimpiadi, o per essere più accademici, di Giochi Olimpici, la mente di tutti noi ci porta a disegnare 5 cerchi legati tra loro, simbolo universale dell’evento che lega tutti i popoli ogni 4 anni.

Okay qualche volta 5, ma questa è un’altra storia.

Insieme alla bandiera, che porta con sè i 5 cerchi cari a tutti, i simboli olimpici sono:

  • il motto olimpico, che non inneggia all’importanza di partecipare, ma recita “Citius!, Altius!, Fortius!” (Più veloce, più in alto, più forte)
  • l’inno olimpico, ovvero l’Inno di Samara e Palmas
  • la fiamma olimpica, che arde per tutta la durata dei Giochi.

Ad accompagnare questi simboli, che sono riconosciuti dal CIO come rappresantativi di tutte le edizioni, ci sono poi i simboli che appartengono ad ogni singola manifestazione e variano in base alla città ospitante.

Qualche giorno fa abbiamo raccontato la presentazione dell’emblema olimpico di Los Angeles 2028. 

L’emblema olimpico (o logo olimpico), contraddistingue  una singola edizione dell’Olimpiade. Il primo logo è apparso nel 1924 per la VIII Olimpiade svoltasi a Parigi.

L’emblema generalmente unisce visivamente i cinque cerchi con elementi che rappresentano la città o il paese organizzatore.

Quali sono stati nel corso della storia i loghi più apprezzati? E quali i più criticati? 

FLOP 5 LOGHI OLIMPICI

5° TOKYO 2020

Vero, come possiamo criticare un logo che non ha ancora avuto modo di celebrare la sua edizione? Per quanto quello scelto ufficialmente dalla commissione non abbia nessun problema in sé, è da segnalare come nel 2019 il grafico Daren Newman abbia pubblicato una personalissima versione del logo e che questa abbia poi avuto molto più successo di quello ufficiale. Senza dubbio un altro punto a suo sfavore sarà la distonia che si proverà nel vedere la data 2020 per una manifestazione che si svolgerà nel 2021.

4° MONTREAL 1976

A fare da controaltare alla ormai proverbiale perfezione di Nadia Comăneci che in Canada sbalordì il Mondo intero, i Giochi di Montrèal sono passati alla storia per essere tutt’altro che perfetti. I primi a subire un boicottaggio di massa, in questo caso da parte di 27 nazioni africane, furono poco organizzati e soffrirono di gravi problemi economici. Nell’emblema, i cerchi olimpici sono tutti tinti di rosso. Questi si allungano a simboleggiare sia un podio che la M di Montrèal.

3° MOSCA 1980 E LOS ANGELES 1984

Difficile parlare di queste due edizioni dei Giochi separatamente e senza metterle a confronto. Entrambe svolte nel pieno della “Seconda Guerra Fredda” sono state usate come manifestazioni politiche quasi più che sportive. E così i loro loghi. E’ infatti ormai opinione diffusa che il marchio delle Olimpiadi di Los Angeles fosse una risposta a quello di Mosca. Nel presentare tre stelle invece di una si voleva sottolineare come gli americani le cose le sapessero fare molto più in grande e con più stile dei Russi.

2° ROMA 1960

Anche se l’edizione olimpica di Roma ’60 è stata baluardo di moltissime novità introdotte proprio per la prima volta nella nostra Capitale ed è passata alla storia come una tra le edizioni meglio organizzate, il logo scelto a rappresentarla è stato fortemente criticato. Anzi, c’è chi sostiene che sia uno dei più brutti della storia delle olimpiadi. Il marchio fu ideato in bianco e nero (tant’è che c’è chi lo ha definito “funereo”) con un richiamo alla Roma antica forse esagerato e senza alcun riferimento al mondo sportivo.

1° LONDRA 2012

A vincere, se così si può dire, la classifica dei Flop, è senza dubbio il logo dedicato a Londra 2012. Non di immediata comprensione, si tratta della scritta ‘2012’ rappresentata con una sorta di graffito. Impopolare anche la scelta di utilizzare dei colori ‘acidi’. Questi permetterebbero al simbolo di cambiare tonalità a seconda del punto da cui lo si guarda. Il designer Wolff Olins si è trovato al centro delle polemiche. Ha rischiato di creare un caso diplomatico senza precedenti quando, a pochi mesi dai Giochi, l’Iran annunciò pubblicamente di non voler partecipare alle Olimpiadi proprio a causa di questo disegno. Il motivo? La scritta ‘2012’ sembrò troppo simile alla parola ‘Sion’ che letteralmente in ebraico antico vuol dire ‘Terra d’Israele’. Ad oggi uno dei loghi più controversi di sempre.

TOP 5 LOGHI OLIMPICI

5° BEIJING 2008

Al quinto posto della nostra classifica troviamo il logo creato per l’olimpiade cinese. L’edizione è passata alla storia per il record di medaglie d’oro vinte da Micheal Phelps. E ovviamente, per il pubblico italiano, per il titolo di Federica Pellegrini.
L’emblema disegnato in quell’occasione è stato soprannominato “Beijing Danzante” e sposa la tradizione del sigillo, l’arte della calligrafia e il tema sportivo. Lo sport è rappresentato da una figura umana stilizzata che corre a celebrare la vittoria. La figura assomiglia al carattere cinese jing 京 contenuto nel nome della città ospite Beijing(北京). Il colore rosso inoltre richiama la bandiera cinese.

4° SEUL 1988

Il logo creato dal Professor Yang Sung-Chun della Seul National University è stato sicuramente tra i più apprezzati della storia olimpica. L’emblema richiama, un poco nella forma e soprattutto nei colori, il tradizionale “samtaeguk”coreano. Decorazione diffusa nell’artigianato locale che rappresenta due forze, la centripeta e la centrifuga. Il moto centripeto rappresenta i popoli del mondo  che vengono in Corea,  mentre il moto centrifugo rappresenta una marcia in avanti, alla ricerca della felicità duratura e la prosperità per l’uomo.

3° MEXICO 1968

mexico logo

A Città del Messico ’68, dove un diciottenne Mark Spitz faceva il suo esordio olimpico partecipando solo alle staffette della squadra statunitense, troneggiava quello che all’epoca venne definito rivoluzionario rispetto ai loghi tradizionali. L’emblema offre un pregevole gioco di linee che unisce il nome e la data ai cerchi olimpici. L’intenzione era quella di far percepire il Messico, considerato ancora un paese arretrato, come un luogo all’avanguardia: per questo i grafici decisero di coniugare lo stile optical del tempo con lo stile tradizionale dell’arte popolare locale.

2° RIO 2016

Quello di Rio de Janeiro è l’ultimo logo che abbiamo visto veramente in azione. 4 anni fa la città carioca ha ospitato la prima edizione dei Giochi Olimpici in un paese del Sud America. Il design studiato per l’occasione è stato anche riportato una piccola statuetta che non era parte del merchandising e veniva consegnata solamente a chi raggiungeva il podio olimpico. Rio2016 è un chiaro e voluto riferimento al colle simbolo della città, in modo che gli abitanti si identifichino meglio con l’identità della manifestazione. Il Pão de Açúcar (Pan di Zucchero), infatti, è il colle che sovrasta Rio de Janeiro, situato su una penisola che si estende da un estremo della baia Guanabara all’interno dell’oceano Atlantico (meglio conosciuta come la montagna del “Corcovado”). I colori introdotti poi richiamano la flora della zona ed emanano la vitalità che si respira nelle strade di Rio.

1° SYDNEY 2000

Non neghiamo che forse il fatto che Sydney 2000 sia conosciuta anche come l’Olimpiade del nuoto possa aver portato questo in cima alla classifica dei loghi. Ma bisogna anche ammettere che mai come in precedenza questo logo è riuscito nell’intento di essere contemporaneamente bello ed evocativo. Il marchio è molto iconografico e carico di simboli. L’emblema rappresenta la figura di un atleta che corre e che porta la torcia olimpica. Vengono utilizzate forme e colori tipicamente australiani come i boomerang (per rappresentare braccia e gambe dell’atleta). I colori richiamano fortemente il paesaggio australiano. Da notare come la scia del fumo della torcia olimpica non sia altro che la silhouette della Sydney Opera House.

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About Braden Keith

Braden Keith

Braden Keith is the Editor-in-Chief and a co-founder/co-owner of SwimSwam.com. He first got his feet wet by building The Swimmers' Circle beginning in January 2010, and now comes to SwimSwam to use that experience and help build a new leader in the sport of swimming. Aside from his life on the InterWet, …

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