Poi tra poco avrai me
Provate a guardare per un attimo il nuoto con gli occhi di chi ogni giorno guarda aprirsi una porta ed entrare l’evoluzione di un bambino in ciò che il nuoto e la vita farà di lui.
Giorno dopo giorno, la piscina può sembrare la stessa. Le corsie, i galleggianti, quelle panchine vuote si riempiono di colori, di visi, di accappatoi. Cuffiette con pinne da squalo ed occhialini in plastica colorati più grandi dei nasi su cui si poggiano. Tuffi scoordinati e sorrisi che mostrano solo le gengive. Poi l’evoluzione.
Le panchine che diventano ricovero di sacche colme di attrezzi, un vociare sempre più articolato di adolescenti che arrivano con un paio di svedesi in una mano ed il cellulare nell’altra. Hanno sogni più grandi di loro, che a volte sei costretto a ridimensionare altre ad alimentare.
Ti guardano negli occhi e vogliono, bramano che tu faccia di loro un Campione. Sono convinti di avere talento, di essere veloci, mentre si lamentano del set o del fiato corto o della spalla che fa male.
Missione e passione
E’ un misto di missione e passione.
Lo scopo non è quello di distruggere fisicamente ed emotivamente tredicenni imberbi.
Ha cresciuto quei ragazzini meritando rispetto e fiducia, condividendo obiettivi, forgiando i binari di una squadra che a poco a poco prendeva forma e sostanza.
Il nuoto è uno sport individuale, ma l’individuo deve avere una squadra a sorreggerlo. I compagni, i genitori, gli affetti. Poi ci sono loro, quelli che dopo dieci ore di fila in piscina tornano a casa a stampare il programma del giorno dopo. Quelli che maledici quando esci dall’acqua con le gambe che non ti reggono e poi cerchi in tribuna quando tocchi la piastra.
Sono causa ed effetto dei fallimenti, qualcuno contro cui imprecare quando quel tempo proprio non si abbassa.
Una spugna che assorbe le emozioni di una squadra intera, il depositario di tutte le risposte.
Mantenere alto l’entusiasmo, spingere, far sfogare, sorreggere. Ed ancora gridare, mettere in riga, mortificare, rimproverare, punire.
Tutto in un solo uomo.
Il senso
Quando si hanno dei grandi interrogativi, si dovrebbe chiedere la risposta ad un bambino.
Il cuore e la mente di un bambino non hanno costruzioni, sono innocenti e liberi da qualsiasi vincolo. Le parole escono senza filtri, piene soltanto della purezza della verità.
Quando un bambino entra in un ambiente questo assume una diversa essenza.
Ci si deve abbassare per guardarli negli occhi e da lì giù il mondo può sembrare un posto magnifico.
Le storie si intrecciano. Si intersecano i tredicenni con gli occhi rossi di cloro e fatica ed i bambini appena arrivati dalla scuola elementare.
E’ una di queste storie che oggi vi voglio raccontare.
Davanti ad un allenatore col ciglio aggrottato e la stanchezza sulle spalle arriva lei. Una bambina della scuola nuoto che ammira “i grandi” correre via negli spogliatoi. Chi trascina la sacca degli attrezzi, chi ha ancora il fiato per parlare. C’è sempre chi ha fatto gridare l’allenatore un pò di più.
Lui rimane ancora tra le sue carte, con la penna a tracciare cerchi e numeri incomprensibili.
Chiede l’attenzione di quell’allenatore dall’aspetto burbero, perchè vuole fargli una domanda: “E’ difficile il tuo lavoro?”
Sorpreso ma felice di quella particolare domanda, l’allenatore risponde che quando gli allievi sono un pò monelli è più difficile.
Quasi con un gesto consolatorio, la piccola nuotatrice poggia la mano sulla spalla dell’allenatore e con tutta l’innocenza e la saggezza di quell’età lo conforta: “Dai cerca di vedere il lato positivo, poi sarai più addestrato!”
Ha aspettato che finalmente su quel viso un pò aggrottato comparisse un sorriso, prima di abbracciarlo e concludere:
“POI TRA POCO AVRAI ME”
Ora quell’allenatore sa che c’è una piccola nuotatrice pronta a farsi allenare, a diventare una di quegli atleti che fa concludere una giornata fatta di turni infiniti con il sorriso.
Gli allenatori vivono anche di questo, di progetti, di speranze e dell’entusiasmo negli occhi dei bambini.