Nota dell’editrice: Ho sempre avuto paura dell’acqua. Ho imparato a nuotare in età adulta e quello che ricordo di quelle primissime lezioni di nuoto sono le parole di Luca “non avere paura, ci sono io”.
Articolo a cura di Jonathan Dray
“Non avere paura!” … “Non avere paura!”
E’ una frase che sentirai durante le gare, mentre i nuotatori incitano i loro compagni di squadra e gli allenatori fanno alle loro squadre discorsi di incoraggiamento prima della gara.
Entrambi sono nobili tentativi di minimizzare gli effetti paralizzanti che la paura può avere su di noi, ma nessuno dei due penetra veramente nel vero problema. Non sapere da dove viene la nostra paura, perché esiste e come avere un rapporto più sano con essa, per non parlare di come usarla.
Questa settimana ci addentreremo nei tre tipi di paura: la paura del giudizio, la paura del fallimento e la paura del successo.
La paura del giudizio
É un’esperienza umana universale che si accentua nell’ambiente competitivo, come la piscina. Essa deriva dal bisogno di sentirsi importanti e dal desiderio di essere approvati dagli altri.
La paura di critiche e giudizi da parte di coetanei, allenatori, genitori o spettatori può manifestarsi sotto forma di ansia e avere un impatto drammatico sulla fiducia e sulle prestazioni di un atleta.
È fondamentale che i nuotatori si rendano conto che tutti, anche i più grandi campioni, prima o poi devono affrontare un giudizio. Ciò che conta è il modo in cui si reagisce. Concentrati sui tuoi obiettivi, non sulle opinioni degli altri (Bob Bowman)
Una volta che gli atleti si rendono conto e accettano che i giudizi sono inevitabili e si liberano dall’attaccamento a ciò che pensano gli altri, sono liberi di allenarsi e gareggiare liberamente, senza paura del giudizio. Questo può essere estremamente rassicurante.
Non essere più in balia di ciò che gli altri pensano di loro. È importante aiutare gli atleti a rendersene conto.
Non si tratta tanto di evitare il giudizio, quanto di incanalarlo come fonte di motivazione e di miglioramento personale.
“La mia vita è stata piena di terribili disgrazie… la maggior parte delle quali non sono mai accadute” –Michel de Montaigne
La maggior parte delle volte, le paure e le ansie che la nostra mente crea non si verificano mai.
PAURA DEL FALLIMENTO
La paura di fallire può manifestarsi come dubbio su se stessi e portare alla riluttanza e alla procrastinazione nell’affrontare nuove sfide.
Questo tipo di paura è strettamente correlata alla paura del giudizio perché ognuna può innescare l’altra.
“E se non faccio il tempo? Tutti penseranno che sono lento”.
Spesso nel nuoto consideriamo solo i nostri tempi come metro di misura del successo e del fallimento. La mentalità del “se calo il tempo allora ho successo” o “se aggiungo tempo ho fallito“.
Eddie Reese ha sottolineato l’idea che il fallimento è parte integrante del viaggio verso il successo.
Gli allenatori dovrebbero incoraggiare i loro nuotatori ad abbracciare il fallimento come un’opportunità per imparare e crescere. È superando le battute d’arresto che gli atleti ottengono i loro più grandi successi.
Gli allenatori svolgono un ruolo fondamentale nel plasmare la prospettiva dei loro atleti nei confronti del fallimento.
Promuovendo un ambiente in cui il fallimento non viene stigmatizzato ma celebrato come fonte di lezioni preziose, gli allenatori mettono i nuotatori in condizione di affrontare le loro paure a testa alta.
La paura di un atleta non deve necessariamente essere una forza paralizzante. Può fungere da catalizzatore per le loro migliori prestazioni. Ogni obiettivo mancato, ogni gara persa e ogni battuta d’arresto possono essere interpretati come un’opportunità per imparare, adattarsi e infine eccellere.
“Il fallimento fa parte del processo. Ho perso molte gare e ho affrontato delle battute d’arresto. Ma ogni volta che ho fallito, ho imparato qualcosa che mi ha reso più forte per la sfida successiva”. – Michael Phelps
Il percorso verso il successo è costellato di fallimenti, ognuno dei quali è un trampolino di lancio nel viaggio verso la tua grandezza.
LA PAURA DEL SUCCESSO
Sorprendentemente, esiste anche la paura del successo. Può essere scoraggiante quanto la paura del fallimento. È una paura radicata nell’anticipazione delle aspettative, delle pressioni e delle responsabilità che derivano dal raggiungimento dei propri obiettivi. Anche gli allenatori possono temere che i loro risultati alzino l’asticella, rendendo più difficile soddisfare le aspettative che gli altri hanno su di loro in base alle loro prestazioni e ai loro risultati passati.
Natalie Coughlin, 12 volte medaglia olimpica, ha detto:
“Il successo può intimorire perché richiede ancora di più da te. Ma ricorda che il successo è un’opportunità per ispirare gli altri e aumentare lo standard di eccellenza”.
Invece di essere visto come un peso, può essere sfruttato come forza per un cambiamento positivo, sia come forza motivante che come esempio per gli altri.
AIUTA I TUOI ATLETI A IDENTIFICARE E SUPERARE LA PAURA
Sapere da dove proviene la paura degli atleti (di che tipo) è il primo passo per aiutarli a superarla. La paura può dirci che:
- Abbiamo bisogno di rafforzare la nostra autostima e dipendiamo dall’approvazione degli altri.
- Diamo importanza alla crescita, al raggiungimento dei nostri obiettivi e alle prestazioni ad alto livello
- Ci sentiamo intimoriti dalla possibilità di assumerci maggiori responsabilità o di stabilire standard più elevati per noi stessi e sappiamo che è possibile che non sempre riusciamo a soddisfarli.
Ascoltare gli atleti mentre raccontano come e perché si sentono intimoriti, timorosi o quali sono le loro sfide può darci maggiori informazioni su come allenarli meglio come esseri umani, non solo come nuotatori.
Superare la paura significa conoscerla.
Conoscere la paura = non avere paura.
Si tratta di coltivare una mentalità che valorizza il progresso e la perfezione e di riconoscere che la paura è spesso un riflesso delle nostre insicurezze e del nostro desiderio di nuotare (o di allenare) al massimo delle nostre potenzialità. Quando riusciamo a scrollarci di dosso la paura e a capire cosa sta cercando di dirci, possiamo usarla come fonte di forza interiore.
Ti auguro una buona settimana nuotando verso la grandezza.