Venerdì l’ex nuotatrice siriana Sara Mardini ha visto cadere le accuse da parte di un tribunale greco per motivi prevalentemente procedurali. Il caso era stato denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani come un tentativo di criminalizzare il lavoro di salvataggio dei migranti.
Mardini è stata accusata di spionaggio e traffico di esseri umani. Ha lavorato per un’organizzazione non governativa di ricerca e salvataggio sull’isola di Lesbo a sostegno dei rifugiati come lei. Aveva mansioni di bagnina ed era attivista per i diritti umani. Ha trascorso mesi in custodia dopo l’arresto nel 2018 e rischiava fino a otto anni di carcere se fosse stata riconosciuta colpevole.
Il recente film di Netflix, “The Swimmers”, ha raccontato la storia di come Mardini e sua sorella Yusra, siano fuggite dalla Siria devastata dalla guerra nel 2015, trainando la loro barca fino alla costa di Lesbo dopo che il motore aveva smesso di funzionare.
Entrambe hanno nuotato per la squadra nazionale siriana prima di fuggire da casa.
Yusra ha partecipato a due Olimpiadi (Rio e Tokyo) con la Squadra Olimpica dei Rifugiati e ha parlato della sua esperienza nel podcast SwimSwam il mese scorso.
Il successo dell’adattamento per il grande schermo ha acceso i riflettori sulla Grecia che questo mese ha perseguito Mardini e altre 23 persone. Un rapporto del Parlamento europeo lo ha definito “il più grande caso di criminalizzazione della solidarietà in Europa”.
Sara Mardini è ancora indagata per accuse di reato, tra cui il traffico di esseri umani, ma si ritiene improbabile che i pubblici ministeri possano presentare una nuova istanza, visto che la prescrizione scade il mese prossimo.
La dichiarazione di Sara Mardini
Sara Mardini ha pubblicato venerdì una dichiarazione su Instagram:
“Oggi abbiamo finalmente ricevuto una notizia positiva dopo oltre 4 anni di limbo”.
“I giudici hanno deciso di far cadere alcune delle accuse per reati minori a causa dell’accusa inficiata da errori e della scadenza dei termini di prescrizione per alcune accuse”.
“Ma questa non è giustizia”.
“Se la stessa strategia di errori procedurali e di ritardi estesi verrà portata avanti per le restanti accuse di reato, avremo altri 15 anni di limbo prima di poter dimostrare la nostra innocenza.
Non avremmo ottenuto questa piccola vittoria senza l’immenso sostegno all’interno e all’esterno della Grecia.
La nostra lotta per la giustizia continua”.
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