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L’Arbitro Medico Marco Ercoli: “Durante Il Lavoro La Paura Scompare”

“Durante il lavoro la paura scompare”

L’arbitro internazionale di pallanuoto Marco Ercoli è uno di quegli eroi senza nome che si battono in prima linea.

Marco lavora come medico nell’Ospedale Augusto Murri, dove accadono tutte quelle scene di cui sentiamo parlare nei notiziari.

Durante uno dei rari momenti di pausa Marco ha rilasciato un’intervista alla LEN.

Alla fine di questo articolo, potete leggere il post che ha scritto su Facebook.

Un messaggio crudo e sconvolgente sul perché dovremmo tutti prendere le misure di isolamento molto seriamente.

Come immagino, in tempi normali i medici si sono abituati a regole e protocolli rigidi – ma come vediamo in TV, negli ospedali italiani le regole e i protocolli potrebbero non essere più validi da un bel po’ di tempo. Che effetto le ha fatto il fatto che tutto sia stato messo sottosopra?

“Siamo sempre stati abituati ad essere strettamente legati ai protocolli.

Fortunatamente questo non ha influito sulla capacità clinica e professionale di ciascuno di noi.

Una volta capito che le regole erano cambiate, abbiamo subito messo in atto idee alternative e nuovi protocolli, che cambiano ancora quotidianamente al variare della situazione.

È difficile e faticoso, ma certamente gratificante dal punto di vista professionale”.

Avete mai immaginato una situazione simile a questa? Siete stati addestrati almeno in teoria su cosa fare quando una pandemia di questo tipo colpisce un Paese e vi hanno preparato a questo?

“Immaginare? Purtroppo sì. Anche se il sistema non era esattamente pronto per tutto questo. Personalmente ho una formazione USAR (ricerca e soccorso urbano) delle autorità italiane di protezione civile e ho un master in Medical Disaster Management.

Queste competenze mi hanno sicuramente aiutato, anche se la formazione per la parte emotiva può essere svolta solo sul campo.

C’è differenza tra le sfide di ogni giorno? Una è più dura dell’altra – o possiamo dire che ognuna è la più dura che tu abbia mai vissuto?

In questa battaglia, ogni sfida è unica, perché anche nella stessa situazione clinica i pazienti hanno storie diverse.

Ognuno di loro è una storia che lascia un ricordo, purtroppo non sempre bello…

Vi siete trovati in una situazione in cui avete dovuto prendere una decisione crudele? Quando il tuo cuore era quasi spezzato? O in questi tempi un medico non può essere troppo sensibile?

“Fortunatamente, le decisioni che ho dovuto prendere sono sempre state in linea con il mio codice etico. In alcune situazioni, in cui erano richieste decisioni crudeli, la professionalità e l’etica dei colleghi di altri reparti ci permettevano di scegliere sempre il meglio per chi assistere.
Abbiamo appreso, sotto shock, che almeno un centinaio di medici sono morti a causa della Covid-19 in Italia”.

Lavorate nel timore o non c’è spazio per le preoccupazioni quando siete chiamati in servizio?

“Ovviamente sono preoccupato, come tutti i miei colleghi. Soprattutto per i nostri cari a casa, perché abbiamo la paura di poter infettare le persone a cui teniamo. Ma durante il lavoro la paura scompare, pur mantenendo un alto grado di attenzione non ci risparmiamo, questo è il nostro ambiente, dobbiamo rimanere professionisti concentrati”.

Come sono il tuo corpo e la tua anima? Hai tempo per una breve ricarica o è una battaglia costante?

“Il tempo per una ricarica alla parte fisica c’è. La battaglia costante è nella mente. È molto difficile riuscire a far riposare il cervello. Cerco di fare del mio meglio per recuperare le energie mentali prendendomi cura della mia famiglia.

Immagino che ti manchi la pallanuoto, come a tutti noi. Aspetta il momento di tornare a bordo vasca?

“La percezione del tempo in queste settimane è strana. Non avere le mie disposizioni settimanali sulla piscina lo rende ancora più surreale. Dopo tanti anni è un effetto molto strano, non vedo l’ora di tornare a fischiare”.

Come vede il futuro della pallanuoto e dello sport dopo questi tempi difficili?

“Purtroppo è una domanda a cui non posso rispondere. È la stessa cosa che faccio per tutto il resto, dal lavoro alla vita di comunità, cosa cambierà nelle nostre abitudini dopo tutto questo? Di solito dai momenti di crisi escono sempre grandi idee, speriamo che il nostro sport sia una di quelle realtà che approfittano di questa pausa per far emergere proposte accattivanti, altrimenti ne soffriremo tutti”.

Courtesy of LEN Media

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About Braden Keith

Braden Keith

Braden Keith is the Editor-in-Chief and a co-founder/co-owner of SwimSwam.com. He first got his feet wet by building The Swimmers' Circle beginning in January 2010, and now comes to SwimSwam to use that experience and help build a new leader in the sport of swimming. Aside from his life on the InterWet, …

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