Viktor Lukashenko ha rimpiazzato suo padre Alexander, presidente del consiglio bielorusso, a capo dell’Assemblea generale del comitato del mese scorso.
Ad entrambi gli uomini è stato vietato di partecipare ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 dal CIO a dicembre. Questo dopo le accuse di discriminazione politica nei confronti degli atleti a seguito delle proteste contro la controversa rielezione di Lukashenko a presidente della Bielorussia lo scorso agosto. Alexander Lukashenko è al potere dal 1994. Attualmente ricopre la carica per il sesto mandato consecutivo.
Oggi Viktor Lukashenko ha affermato di essere fiducioso. Secondo il leader politico gli atleti del paese gareggeranno sotto la bandiera e l’inno della nazione a Tokyo 2020.
Lukashenko, parlando al canale televisivo Belarus 1, ha espresso fiducia che la Bielorussia gareggerà sotto la propria bandiera e inno ai Giochi, nonostante la pressione per il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per introdurre ulteriori sanzioni.
LE RICHIESTE DEL COMITATO OLIMPICO INTERNAZIONALE
Il comitato esecutivo del CIO ha affermato che il NOC non ha rispettato la decisione presa a dicembre. Secondo il CIO la precedente leadership non aveva adeguatamente protetto gli atleti bielorussi dalla discriminazione politica all’interno del NOC.
Restano in vigore misure provvisorie adottate a dicembre. Tra queste, la sospensione di tutti i pagamenti finanziari al comitato della Bielorussia. Fanno eccezione i pagamenti relativi alle borse di studio degli atleti e ai preparativi della squadra bielorussa per la loro partecipazione ai Giochi olimpici.
Gli alti funzionari governativi della Bielorussia non possono essere invitati o presenziare alle Olimpiadi.
Il CIO ha affermato che continuerà a monitorare la situazione con il NOC. Potrebbe intraprendere ulteriori azioni o rimuovere qualsiasi misura provvisoria se la situazione dovesse evolversi.