Il nuoto è uno sport che può essere utilizzato come vera e propria terapia contro alcune delle fobie più diffuse.
Sostituire la psicanalisi con un corso di nuoto può essere una risposta pratica e sicuramente più conveniente, per superare i propri limiti emotivi e sentirsi finalmente liberi anche psicologicamente.
Quali sono le paure che il nuoto aiuta a superare?
UNO – IDROFOBIA
Il nostro corpo è composto per il 65% da acqua. Nel grembo materno siamo stati avvolti nell’acqua. L’acqua è il nostro elemento naturale.
Eppure in molti cova sin da bambini la paura dell’acqua, che può assumere anche i tratti patologici dell'”idrofobia“. Spesso è una conseguenza di un trauma subito da piccoli, ma a volte si manifesta anche in situazioni che obiettivamente non sono pericolose.
L’acqua a volte rappresenta l’ignoto, sembra che sfugga al nostro controllo e ci si può sentire spaventati ed in pericolo.
Il modo migliore per affrontare questo tipo di fobia è esternarla e comprendere che si possono avere strumenti per potere gradualmente assumere padronanza della situazione “nuova”, affrontarla e superarla.
Il nuoto affrontato in modo graduale fa avvicinare all’acqua, prendere confidenza con essa. Gli istruttori sono professionisti che hanno affrontato questi problemi con tanti altri soggetti e quindi possono aiutare a riportare anche l’idrofobo alla percezione della realtà, dove non esiste nessun pericolo di annegamento e dove l’acqua può essere amica e complice.
DUE – PAURA DEL GIUDIZIO DEGLI ALTRI
Molte persone vorrebbero rimettersi in forma oppure mantenere il livello di allenamento raggiunto negli anni. Per molti però vi sono degli ostacoli psicologici ed emotivi che impediscono di andare in palestra, o di affrontare anche solo una corsa al parco o una passeggiata in bicicletta.
Chi è in soprappeso, ad esempio, teme il giudizio degli altri, scrutando biasimo negli occhi delle persone o sentendosi inadatti per affrontare un certo tipo di allenamento.
In piscina invece ci si concentra poco su ciò che gli altri pensano o osservano. Il nuoto è uno sport adatto anche alle persone in forte sovrappeso ed aiuta a ristabilire un contatto significativo con il proprio corpo.
Altro limite che ci si auto impone è l’età. Quando ci si iscrive in palestra ed intorno ci si vede circondati da persone con venti o trenta anni di meno si può temere il loro giudizio fino a rinunciare all’allenamento. Il nuoto è uno sport che non guarda la carta di identità. E’ adatto a chiunque. Non importa quanto pesi, quanti anni hai, quali siano i tuoi difetti fisici. L’acqua accoglie e migliora la vita di tutti, senza distinzione alcuna.
TRE – PAURA DI SBAGLIARE TUTTO
La poca fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità spesso porta a stati di ansia e di paura.
Ci si confronta sempre con gli atri, trovando difetti e mancanze anche quando non ci sono. I turbamenti dell’anima talvolta non sono dovuti al giudizio di chi ci vive accanto. Trovano origine nella continua autocritica a cui sottoponiamo ogni nostro comportamento ed ogni nostra decisione. Ci vediamo sbagliati, inadatti, abbiamo il timore che qualsiasi scelta o qualsiasi azione sia sbagliata.
Fermarsi in un set centrale perché non ci riteniamo abbastanza preparati a finirlo; non nuotare a delfino o a rana perché li riteniamo stili troppo complessi per le nostre capacità. Questi esempi ci danno la reale portata della continua critica alla quale sottoponiamo la nostra mente.
Queste paure nascondono la voglia continua di essere speciali, di essere migliori, di essere perfetti.
I modelli che noi seguiamo come esempi di perfezione, se da un lato possono stimolare il miglioramento, dall’altro possono farci cadere in un circolo vizioso di disistima.
Nel nuoto si vive di attese, di programmi. Nulla arriva se non con l’impegno e la dedizione completa. Nuotando ci si accorge che i propri limiti sono solo delle asticelle che possono essere ogni giorno spostate un pò oltre. Gli errori in acqua non sono fallimenti, ma stimoli, gradini di una scala sulla quale ci si sale giorno dopo giorno.
Nel nuoto la paura di sbagliare tutto diventa sfida, voglia di provare e sbagliare per rimettersi in gioco. Nel nuoto non conta quello che gli altri si aspettano. Conta ciò che il nuotatore vuole diventare.
QUATTRO – ANSIA DA PRESTAZIONE
Nella nostra vita quotidiana spesso ci siamo trovati in quella condizione fisico – psichica che viene comunemente definita “ansia da prestazione”. Classico esempio è l’esame all’Università che ci bloccava ed annebbiava la mente fino a far scomparire dalla testa tutto quello che avevamo studiato.
Nel nuoto l’ansia da prestazione si trasforma nella paura della competizione. Si teme di fare brutta figura davanti al pubblico, all’allenatore o agli altri atleti, oppure di non riuscire a terminare una gara particolarmente lunga o difficile.
Questi stati di ansia vengono accuratamente affrontati sia con l’allenatore che con i propri compagni di squadra. E’ fondamentale, ed è parte integrante degli allenamenti, focalizzare l’attenzione dell’atleta e renderlo sicuro e rilassato nell’affrontare una competizione.
Quando si nuota a livello agonistico, vengono ripetutamente condivise con gli atleti metodi e tecniche per
- affrontare al meglio l’ostacolo della gara in sè
- porsi i n maniera costruttiva di fronte ad ostacoli esterni
Rilassamento. Visualizzazione mentale, creazione e raggiungimento di obiettivi. Questi sono gli stadi per creare le migliori condizioni psicologiche per affrontare al meglio un ostacolo.