Penso che chiunque se ne sia accorto.
Ieri l’orologio del countdown per le le Olimpiadi di Tokyo del 2020 segnava meno 500 giorni.
A rigor di matematica, oggi sono meno 499, domani -498. Dunque potremmo festeggiare anche oggi il meno 499, no?
Il punto è che quando si è focalizzati su un obiettivo poco conta se mancano 500 o 499 ovvero 498 giorni.
La nostra visione collettiva è fissata all’orizzonte e tutto ciò che vediamo è quella medaglia d’oro che il migliore al mondo indosserà al collo nell’estate del 2020.
Dormire, mangiare, nuotare. Allenamento a secco, poi in palestra. Riposati, prendi fiato, fai il pieno di energie, e poi di nuovo tutto inizia con la stessa routine.
Una routine quotidiana che è comune a migliaia di nuotatori in ogni parte del mondo, dall’Australia all’ultima provincia del Texas. Dalla Cina alla piscina con due corsie in un posto dimenticato da Dio.
Il sogno olimpico. La sequenza di eventi che non puoi guardare nel lungo periodo. Si rischia di impazzire.
In realtà, si potrebbe sostenere che è proprio questa coerenza che distingue i campioni dai potenziali rivali.
Devi allenarti quando gli altri dormono. Fare cose che nessuno ha la voglia o le capacità di fare.
Ovviamente gli atleti devono conoscere i propri tempi e preparare i loro regimi di allenamento di conseguenza.
Ma il punto è che la routine quotidiana e la dedizione all’eccellenza sono qualcosa che non si avvia improvvisamente dal nulla mentre quel conto alla rovescia va avanti.
Per noi comuni mortali l’Olimpiade si svolge ogni quattro anni.
Per i Campioni ogni giorno è una Olimpiade.
L’intensità aumenta, la passione si rinnova, ma i campioni e gli sfidanti si limitano a muovere semplicemente verso l’unico momento in cui questo impegno inesorabile viene messo alla prova.
Mancano 499 giorni. L’unico modo per esserci è però pensare ad oggi.